Attaccante, dotato di grandi mezzi fisici (un metro e ottantaquattro per settantasei chili), nazionale svedese under 19, è stato portato in Italia a 16 anni dal Bologna, che prese dall’Hammarby lui e Hansson per impiegarli negli allievi nazionali. Una squadra, costruita da Oreste Cinquini, al centro di roventi polemiche per i dieci stranieri in rosa, in una categoria in cui di solito si punta solo su ragazzi cresciuti in casa. Un progetto poi rinnegato dalla stessa dirigenza rossoblu, che di quei dieci ha confermato il solo Meghni, un campioncino che è già andato a segno in serie A. Ma un progetto che aveva comunque fruttato il titolo allievi, battendo ai rigori la Roma di Aquilani e Ferronetti, dopo che i tempi regolamentari si erano conclusi 1-1, con una rete dello stesso Runstrom. Che, dopo due anni ai confini della prima squadra, con un paio di partite di serie A viste dalla panchina, in estate è passato a titolo definitivo al Brescia, che lo ha girato prontamente al Chievo. Qualche mese con la primavera, guidata da Stefano Pioli, suo allenatore già negli allievi del Bologna, a gennaio il trasferimento alla Florentia Viola, per tentare il salto tra i professionisti. Esperienza poco fortunata, al suo attivo in prima squadra solo uno spezzone di gara con l’Aglianese e venti minuti di passerella nell’ultima giornata. Un’altra vittima, come il bravissimo esterno destro Sibilia, della spropositata rosa di 35 elementi allestita da Della Valle per cominciare la risalita dei viola. (F.O. - 12 maggio '03)